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Identificato il cratere d’origine di quasi tutte le meteoriti marziane

La maggior parte dei frammenti di suolo marziano giunti sulla Terra proverrebbe dal cratere Mojave, formatosi 5 milioni di anni fa su un letto di rocce antichissime. Un’ipotesi che, se confermata, metterebbe in discussione gran parte della storia geologica di Marte descritta finora.

Una ricostruzione 3D del margine del cratere Mojave.

Una ricostruzione 3D del margine del cratere Mojave.

5 milioni di anni fa una grossa meteora avrebbe colpito Marte e il violentissimo impatto potrebbe aver strappando dal suo suolo frammenti di roccia che – dopo un lungo viaggio interplanetario – sono giunti fino a noi.

Secondo uno studio dell’Università di Oslo (Norvegia) il 75% delle 150 meteoriti marziane cadute sulla Terra (le cosiddette “shergottiti”, dal nome della località indiana di Sherghati, dove fu scoperta la prima) sarebbero arrivate proprio a seguito di questo evento catastrofico. E forse il punto esatto di questo “scontro” è stato finalmente individuato: si tratta del cratere Mojave, un “buco” largo 55 chilometri e profondo 2,6, situato in corrispondenza dell’equatore di Marte.

Più antichi di quel che sembra
Capire da dove provengano, e quanto antichi siano, i frammenti di roccia marziana attualmente in nostro possesso è fondamentale per comprendere la storia geologica di Marte, il più “terrestre” dei pianeti del Sistema Solare. Precedenti analisi sulle shergottiti avevano fatto ipotizzare che si trattasse di rocce molto giovani, cristallizzatesi tra i 150 e i 600 milioni di anni fa.

Ma per gli scienziati norvegesi questi frammenti sarebbero molto più vecchi: avrebbero la stessa età del suolo in cui è stato scavato il cratere, e cioè all’incirca 4,3 miliardi di anni. L’analisi dei raggi cosmici accumulati dalle rocce durante la loro traversata interplanetaria farebbe pensare che abbiano viaggiato per 5 milioni di anni prima di piombare sulla Terra.

La datazione dell’impatto che avrebbe dato origine al cratere Mojave – 5 milioni di anni – è stata confermata anche da una tecnica detta “conta dei crateri”, che stima l’età geologica di una porzione di suolo in base al numero di crateri grandi o piccoli presenti su essa.

 La composizione chimica

Le shergottiti che appaiono geologicamente più recenti potrebbero aver subito un processo di “reset” della propria età geologica durante i processi di rottura e fusione derivanti dall’impatto, ipotizzano gli scienziati.

Ma c’è di più. Le analisi mineralogiche compiute dalla sonda Mars Express e dal Mars Reconnaissance Orbiter della Nasa hanno rinvenuto nelle rocce del cratere Mojave tracce di pirosseno e olivina, due minerali comunemente presenti nelle meteoriti marziane cadute sulla Terra.

Se è vero che un indizio non fa una prova, i diversi indizi accumulati in questo studio fanno quanto meno pensare. Perché se quanto asserito dagli scienziati di Oslo fosse vero, vorrebbe dire che tra le mani abbiamo prove di un passato geologico marziano molto più remoto di quanto credessimo. Ulteriori studi occorreranno però per verificare l’attendibilità di questi dati, che non hanno incontrato il favore di diversi esponenti della comunità scientifica.

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